Come sappiamo non esistono ad oggi dei farmaci che curano le varie forma di demenza, esistono però diverse terapie non farmacologiche che se associate ai farmaci producono numerosi benefici e migliorano la qualità della vita della persona affetta.
La terapia – farmacologica e non – ha un ruolo centrale nella cura della persona affetta da demenza, sia per gli effetti diretti che possono essere ottenuti sia perché la persona con demenza e la sua famiglia interpretano le cure come una presa in carico da parte di medici, infermieri, fisioterapisti, psicologi, operatori sanitari e quindi come il segnale di un’attenzione che di per sé induce un effetto positivo. Le demenze insegnano che le cure sono difficili, complesse, talvolta prive di successo; nonostante questo, però, sono doverose in qualsiasi circostanza e richiedono che le figure competenti le contestualizzino e adattino alla multiformità delle condizioni cliniche e umane.
Ogni persona è speciale. Così Tom Kitwood esprime il concetto chiave del suo modello della cura basata sulla persona, un modello in cui si attribuisce appunto rilevanza all’individuo nel suo senso più completo, piuttosto che alla condizione di malattia.
La stimolazione cognitiva è una delle terapie non farmacologiche più raccomandata dagli esperti del settore.
La terapia di stimolazione cognitiva (CST) è un trattamento psicosociale breve, strutturato e validato in sessioni a tema e rivolto a persone con una demenza lieve-moderata. Questo intervento è stato riconosciuto in seguito ad una valutazione approfondita di efficacia emersa da numerose ricerche, che l’hanno eletto, insieme ad altri interventi, trattamento non-farmacologico evidence-based. Le basi della stimolazione cognitiva si fondano sull’evidenza che la mancanza di attività cognitiva accelera il declino cognitivo nell’invecchiamento normale così come nella demenza (Breuil, 1994; Small, 2002). Clare e colleghi (2004) hanno descritto la stimolazione cognitiva come una serie di attività e di temi di discussione, in cui solitamente dei soggetti sono coinvolti in un contesto di gruppo, che comporta un miglioramento generale del livello di funzionamento cognitivo sociale. In particolare, le attività finalizzate alla ri-attivazione e al potenziamento del funzionamento cognitivo e sociale, includono in ogni sessione la discussione circa informazioni di attualità e l’orientamento spazio-temporale. La CST (terapia di stimolazione cognitiva) utilizza gli aspetti positivi ed efficaci della terapia di orientamento alla realtà, mantenendo la persona al centro e stimolando le relazioni tra le persone, sia tra i membri del gruppo che con i conduttori.
Per favorire i benefici terapeutici e per massimizzare le risorse della persona, è importante che la stimolazione si svolga in un clima di rispetto e di divertimento, promuovendo il coinvolgimento, l’inclusione e la socializzazione, attraverso l’instaurarsi e il rafforzarsi delle relazioni sociali di ciascun partecipante. La CST prevede continuità e coerenza tra le sessioni, al fine di permettere alla persona di seguire il trattamento, rafforzare i processi cognitivi e aumentare la consapevolezza personale. Tale intervento si basa su un approccio centrato sulla persona e sui suoi bisogni, in cui all’interno di una stessa sessione a tema vengono proposte diverse tipologie di attività. Inoltre, il grado di difficoltà degli esercizi è adattato sulla base del funzionamento cognitivo e degli interessi di ciascun partecipante.
La CST propone esercizi e attività a tema con lo scopo sia di rafforzare le informazioni di base della persona rispetto alle coordinate spazio-temporali e alla sua storia personale, sia di indurre una ri-attivazione delle funzioni cognitive come la memoria, il linguaggio, l’attenzione, il problem solving, le funzioni esecutive (Spector, 2003).
Le attività che sono proposte in ogni sessione hanno lo scopo di potenziare il funzionamento cognitivo generale, piuttosto che potenziare un’unica specifica abilità, e sono tipicamente condotte in gruppo per migliorare la socialità.