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CIÒ CHE FA BENE AL CUORE, FA BENE ANCHE AL CERVELLO!

È questo il motto della dott.ssa Kivipelto che da anni, con il suo gruppo di ricerca, lavora per individuare i fattori che incidono sull’insorgenza delle demenze. I ricercatori hanno dimostrato che almeno un terzo di queste è infatti connesso a fattori su cui si può intervenire modificando lo stile di vita: la dieta, il costante esercizio fisico, l’attività mentale, uniti a buoni livelli di interazione sociale e a un monitoraggio dei fattori di rischio vascolare.

Tutte queste riflessioni emergono dal decalogo a 4 punti dello studio scandinavo FINGER, il primo e più ampio sugli stili di vita anti-Alzheimer realizzato dai ricercatori del Karolinska University Hospital di Stoccolma diretti da Miia Kivipelto che indica su cosa puntare per prevenire la malattia:

– Attività fisica: esercizi sia di forza che di resistenza, meglio se fatti in compagnia per socializzare: camminate, ginnastica aerobica in acqua, palestra

– Check personale: occhio a pressione arteriosa, peso, glicemia e colesterolo

– Esercizi mnemonici: tenere allenata memoria e attenzione ad esempio facendo le parole crociate, leggendo libri, imparando una nuova lingua o uno strumento musicale: basta variare le attività e affrontare nuove sfide.

Data l’eziologia multifattoriale della demenza e della malattia di Alzheimer per un effetto preventivo ottimale potrebbero essere necessari interventi multidominio che prendono di mira simultaneamente diversi fattori e meccanismi di rischio. Lo studio FINGER ha dimostrato che un intervento sullo stile di vita multidominio può giovare alla cognizione nelle persone anziane con un rischio elevato di demenza.

I partecipanti allo studio che hanno seguito una serie di misure orientate alla salute hanno registrato miglioramenti nella velocità di elaborazione di diverse informazioni, nell’esecuzione di azioni e prestazioni migliori nella capacità mnemonica.

La demenza è stata dichiarata una priorità per la salute pubblica dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Da anni si sperimentano farmaci ma nessuno si è mostrato in grado di bloccare i processi degenerativi. Ecco che allora agire sulla riduzione del rischio e sulla prevenzione è fondamentale per arrestare il rapido aumento di casi e promuovere stili di vita salutari.

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