L’olfatto è spesso dato per scontato, questo accade finché non si deteriora. Invecchiando, la nostra funzione olfattiva diminuisce. Non solo perdiamo il nostro senso dell’olfatto, ma perdiamo anche la nostra capacità di discriminare gli odori. È stato riportato che più del 75% delle persone di età superiore agli 80 anni ha un grave deterioramento olfattivo e che l’olfatto diminuisce notevolmente dopo la settima decade. Uno studio più recente ha rilevato che il 62,5% degli anziani tra gli 80 e i 97 anni hanno una compromissione olfattiva ed è ormai ampiamente accettato che i disturbi del gusto siano molto meno prevalenti delle perdite olfattive con l’età.
Esistono numerose teorie sul perché l’olfatto si deteriora con l’avanzare dell’età. Sono state presentate varie teorie anatomiche e fisiologiche. Siamo consapevoli che sia il numero di fibre nel bulbo olfattivo, sia i recettori olfattivi diminuiscono notevolmente con l’età. Anche in assenza di malattia, i neuroni del recettore olfattivo vanno incontro ad apoptosi in ogni persona. I mammiferi hanno la capacità di sostituire queste cellule, tuttavia questo processo degenera con l’invecchiamento. Ciò si traduce in una riduzione della superficie dell’epitelio olfattivo, insieme a un numero ridotto di neuroni recettori olfattivi.
Olfatto e demenza: quale legame?
Uno studio pubblicato sul Journal of the American Geriatrics Society ha evidenziato come il senso dell’olfatto sia strettamente connesso alla funzione cerebrale e alla salute.
Lo studio della University of Chicago è stato condotto su un campione di quasi 3000 adulti tra i 57 agli 85 anni, rivelando che chi non era in grado di identificare almeno quattro su cinque odori comuni aveva più del doppio di probabilità di sviluppare la demenza entro cinque anni rispetto a chi presentava un olfatto normale. I ricercatori hanno utilizzato nello studio lo strumento “Sniffi n’ Stick”, un dispositivo somigliante a un pennarello che, invece di contenere inchiostro, può contenere un profumo. Ai partecipanti allo studio era chiesto di annusare ogni elemento e di identificare l’odore emesso dalla penna da un insieme di quattro scelte.
I cinque odori nello studio, in ordine crescente di difficoltà, erano menta piperita, pesce, arancia, rosa e cuoio.
Il 78,1% dei soggetti esaminati aveva un normale olfatto; tra questi, il 48,7% ha identificato correttamente cinque odori su cinque e il 29,4% quattro su cinque. Il 18,7% ha riconosciuto correttamente due o tre su cinque odori, e il restante 3,2% è riuscito a identificare solo uno dei cinque profumi (2,2%), o nessuno (1%). Cinque anni dopo, a quasi tutti i soggetti che non erano stati in grado di distinguere alcun profumo è stata diagnosticato la demenza. Anche quasi l’80% di coloro che avevano fornito solo una o due risposte corrette aveva una diagnosi di demenza.
Prove crescenti mostrano dunque che le disfunzioni sensoriali sono uno dei primi segni che diagnosticano la conversione dallo stato cerebrale fisiologico a quello patologico. La perdita dell’olfatto rappresenta il senso meglio caratterizzato nella pratica clinica ed è considerata uno dei primi segni preclinici del morbo di Alzheimer e di Parkinson, che si verificano un decennio o più prima dell’inizio dei sintomi cognitivi e motori. Nonostante i numerosi rapporti scientifici e l’adozione nella pratica clinica, l’eziologia del danno sensoriale come prodromico della demenza rimane in gran parte inesplorata e sono necessari ulteriori studi per risolvere i meccanismi alla base della disfunzione della rete sensoriale. Sebbene sia il dominio cognitivo che quello sensoriale siano progressivamente influenzati, la perdita di esperienza sensoriale nelle fasi iniziali gioca un ruolo importante nel ridurre l’autonomia delle persone affette da demenza nelle loro attività quotidiane o addirittura nel contribuire al loro declino cognitivo.